Antologia Critica

“……Piero Maccaferri ha operato in inquieta solitudine in un paese della Lomellina agitando immagini di donne studiate nella loro candida bellezza, paesaggi analizzati nei loro giochi prospettici, nature morte dipinte con purezze cromatiche. Eppure Piero Maccaferri ha una storia che comincia….con quei paesaggi infuocati che sono tipici di Renato Birilli e procede attraverso quelle visioni icastiche della figura umana che troviamo in altri artisti dell’ante guerra come Pino Ponti. Allora, prima della guerra, questa quadri apparivano come strampalati , inaccettabili dal commercio comune……non si tratta di esperimenti a freddo, né tanto meno di quadri di denuncia , per un certo periodo il pittore ci ha presentato invece una sorta di rassegna di cose piacevoli: angioletti melozziani e incantati ginecei, voli di colombe e suggestive scenografie di balconi in sezione visuale…….io credo che Maccaferri non intendesse essere imbalsamato in una pur gloriosa avventura di gioventù, in fondo i quadri di Maccaferri dell’ante guerra potevano già essere “musealizzati” e vi sono molti buoni artisti che non hanno fatto un passo oltre, ma il pittore lomellino non ha sofferto di quelle complicazioni intellettuali che hanno guastato tanta parte dell’arte del nostro mezzo secolo…………………………………………………………. Nei suoi disegni, straordinariamente impegnati in drammatiche immagini di lotte erculee contro mostri, serpenti, uccellacci infernali, aggressivi leoni, Maccaferri riporta l’allegoria della condizione umana . Sono disegni immuni di accademia e tutt’altro che sconsolati. L’uomo nudo è in grado di atterrare il mostro, armato dalla sua fede e dalla sua volontà. E’ una forma sconvolta e sconvolgente, la penna e la matita e il bulino si attorcigliano intorno ai corpi, ne rivelano le pieghe, gli anfratti, in una contaminazione formale che spazia , con plastico rigore, dagli esempi del Pollaiolo ai più dolci suggerimenti di un Manzù. Se ne ricava un senso di forza e di orrore che è proprio del grande illustratore che non si sente subalterno all’immagine descritta……” .
“Una percezione di mistero corre, pervade, palpita in tutta l’esecuzione dell’opera……Si entra nel percorso pittorico, si tende lo sguardo a panorama, mirando nell’attimo al complesso…..si sente, si ascolta, come fosse voce magica, un invito ad incedere con rispetto della sensibilità. Il rispetto sarà debitamente nostro: ma certo è stato fondamento esistenziale di Maccaferri. Egli doveva avvertire stanchezza del sociale e confusione della cultura. Maccaferri sapeva, ma non gridava, né dolore né anatema, non esclamava accuse né dichiarazioni; tesseva le contraddizioni dell’essere nel suo dialogo di ogni giorno, tra sé e sé, col mondo esterno chiuso da quelle inferriate che lui stesso proponeva al suo dipinto…… Allontanarsi dal mondo prima che il mondo ti allontani da sé…..Il sogno per evadere, la melanconia per rientrare.Una struttura pittura ricca e complessa per spaccare e ricomporre significati e allusioni…..e personaggi surreali e metafisici, animati in scenario fantastico, nella collusione di memoria e onirico, personaggi simbolo…cose personaggi e personaggi cose. L’eleganza quasi epica di frutti in natura morta con paesaggio. O figure femminili erette in gelida femminilità come avorio sublime. E animali forti, violenti……simbologia. E’ il linguaggio di Maccaferri. Un lessico vivo, vario, ricco. Come la libertà espressiva. Dichiarata, asserita e perseverata. Grande rivendicazione di autonomia.” .
“ E’ sempre un incontro sereno, equilibrante, un quadro di Maccaferri. Questo senso di consapevolezza poetica ci invita a considerare più profondamente l’umana esistenza e a diminuire quei contrasti così impegnativi, per avallarci in questa nostra epoca a avveniristica con più solidità, costruita nella grande ricerca, nella quale la nostra sensibilità, sempre tesa, può non trovare risposta: quella risposta che a volte si chiede all’arte quale manifestazione migliore dell’essere umano”.
“ …Su basi postcubiste e con qualche inclinazione per certo Picasso e certo espressionismo, mira a una pittura di costruzione, dal sonoro ma con acceso timbro cromatico. In essa inserisce una fantasia talvolta incline alla narrazione in chiave di favola epica, ma più spesso umanamente intimistica”..
“…Se Maccaferri avesse operato tra la fine ottocento e l’inizio del novecento, sono sicuro che si sarebbe allineato con i futuristi, tanto è vivo in lui il desiderio di scomporre la natura per meglio penetrarne i misteri e carpirne i segreti. Le sue tele sono delle vetrate irrealizzabili, il disegno è perfetto e la colorazione risente molto di quella natura che lo ha avvinto.
“..Maccaferri incisore, presente in questa mostra con grandi opere (60x80) nelle quali l’autore focalizza la ricerca intorno al tema mitologico delle “Fatiche di Ercole”, un ciclo di 12 incisioni realizzate a bulino e punta secca. E’ il 1978 e l’artista si è visto assegnare la medaglia d’oro del Senato e poi quella del Presidente del Consiglio, ricevendo nel 1964, dal Pontefice Paolo VI, il “Premio Assisi per l’incisione”……Maccaferri sceglie di incidere le grandi lastre con due tecniche di incisione diretta: un abbinamento inusuale, stante il generale accorpamento della punta secca a tecniche indirette come l’acquaforte, e che unitamente alla insolita ampiezza delle superfici incise e alla tiratura in esemplari limitati assegnano all’insieme caratteri di particolare interesse. Nelle immagini i segni lasciati dal bulino, privati dalle “barbe” di metallo create dalla punta dello strumento ai lati del solco, e dunque risolutamente netti, si intrecciano con le morbidezze conferite invece alla punta secca dalle barbe stesse, conservate come peculiare elemento espressivo capace di trattenere l’inchiostro…”.
“…La pittura di Maccaferri rinuncia a raccontare storie, preferendo assumere una forte connotazione simbolica, che passa attraverso la rappresentazione di una umanità solitaria e rassegnata nei confronti della realtà quotidiana, immersa in un’atmosfera silenziosa e rarefatta, nella quale travaglio e umana sofferenza appaiono filtrate dal profondo equilibrio, quasi una sapienza di vivere, dell’artista. E così le sue figure continuano a scambiarsi profonde riflessioni esistenziali dietro la leggera cortina trasparente, con cui Maccaferri ha avvolto per sempre tutto quanto l’universo della sua arte.”….

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